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Quando non c'è più nulla da fare...
di don Antonio Torresin
"Questo è lo stralcio di un testo scritto dal nostro Parroco, don Antonio Torresin, in occasione della S. Pasqua.
Ho pensato a tutte le relazioni interrotte che hanno segnato la mia vita.
Ci sono quelle dovute semplicemente ai normali spostamenti che ciascuno deve affrontare: amici che non vedo da anni, compagni di scuola, fratelli e sorelle di altre comunità…. Sono così fragili i nostri legami, che sembrano non tenere il ritmo vorticoso della vita. Accetto che sia così, capisco che non posso farci nulla, che non posso tenere i contatti con tutti, ma mi dispiace se penso a quanta umanità, quanta vita scorre senza che noi se ne apprezzi il valore.
Poi ci sono i legami che si perdono a causa di fraintendimenti, di scontri non ricuciti, di divergenze di vedute che aprono solchi e creano distanze che poi non riusciamo a colmare. Con qualcuno ci perdiamo proprio mentre siamo vicini, perché non riusciamo a reggere – da una parte e dall’altra – il carattere perturbante e incontrollabile di presenze che paiono così diverse da noi. Capita tra fratelli, fin dall’inizio della storia, racconta la Bibbia. Queste sono perdite più difficili. L’aspetto critico non è solo il conflitto, il momento dello scontro o del fraintendimento. È anche il dopo. Reggere il silenzio, sostenere una distanza, accettare che non ci sia più niente da fare, sentirsi inutili e colpevoli. Perché non importa la conta dei torti e delle ragioni, su tutto prevale il dolore di una perdita, il dispiacere di aver lasciato che il male ci dividesse, che il nemico fosse più forte dell’affetto, che le nostre debolezze avessero la meglio sulla stima vicendevole. Quelle perdite spesso finiscono semplicemente per essere rimosse: facciamo finta di non aver incontrato, dimentichiamo per andare avanti. Quella rimozione però lascia un vuoto, fiacca l’anima, consuma le forze.